L’intelligenza Artificiale: Presente e Possibile Futuro

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Grafica Cossu parla di intelligenza ArtificialeSono trascorsi pochi giorni dall’evento milanese di Google “Magic in the Machine”, un momento importante per chi si interessa di A.I. nonché di Intelligenza Artificiale.

Chi ha impresso nella memoria il film omonimo di Spielberg potrebbe forse storcere il naso, ricordando la vena triste e forse addirittura straziante che accompagnava il bimbo robot e i suoi amici artificiali.

In realtà sembra che A.I. sia la nuova frontiera della ricerca e che stia conquistando già una certa popolarità, dando alla luce diverse realtà e startup con un focus sull’argomento.

Le ricerche e lo sviluppo dell’Intelligenza artificiale sono iniziate però diversi anni fa e, secondo il parere degli esperti, è oggi il momento giusto per farli sbocciare e dar loro la spinta e il successo che si meritano.

Gli assistenti virtuali che si basano sull’intelligenza artificiale

Il mercato offre al momento Alexa, l’aiutante virtuale di casa Amazon, e l’elegante Siri, l’assistente già integrata nei sistemi Apple.

Anche Google non è ovviamente da meno e ha sviluppato Google Assistant per i dispositivi Android, solo per citare quelli più conosciuti.

Mentre Siri e Google Assistant costringono l’utente a visualizzare e ad interagire con uno schermo perché progettati per dispositivi mobili, Alexa è una presenza concreta che si attiva con una chiamata vocale, proprio come o quasi come un assistente in carne ed ossa.

Ma in cosa ci aiutano esattamente gli assistenti virtuali e qual è il loro scopo?

L’obbiettivo degli sviluppatori è un miglioramento generale della nostra esistenza, dalla salute alla qualità della vita di tutti i giorni.

Possiamo rivolgere delle domande banali ai nostri assistenti artificiali o possiamo chiedere di chiamarci al telefono una persona tra i nostri contatti, di aprire una app o di suonare la nostra canzone preferita, di digitare al posto nostro un messaggio o di cercare sul web una risposta ai nostri dubbi.

Quello che sembra chiaro e a mio modesto parere rimane l’aspetto più affascinante è l’impossibilità di insegnare a questi robot cosa siano le emozioni e l’empatia.

Per ora almeno. In casa Google forse stanno già lavorando per abbattere anche questa barriera, ma ci vorrà tempo e non è scontato che tutto questo impegno alla fine dia dei frutti.
Nel frattempo io ho già sperimentato la mia assistente virtuale personale, dalla voce pacata e rilassante: Siri.

Siri l'assistente virtuale Apple

Per curiosità e per scoprirne le reazioni ho provato a dirle: “Sono un po’ triste oggi” e lei mi risponde: “Mi dispiace, Silvia. Cercherò di tirarti su il morale.” Poi come lo mettesse in pratica non l’ho capito. Sono rimasta stupita dal tono e dalle parole (o forse era solo una mia suggestione?).

Allora poco dopo le ho detto “Sono felice oggi”, e lei: “Mi dispiace, pensavo fossi Silvia” Ed è crollato il palco…Non è ancora in grado di passare il test di Turing.

In compenso, ad altri tipi di domande, si è dimostrata decisa e quasi perentoria: “Hai letto Il grande Gatsby?” Siri risponde piccata: “Pensavo che le nostre regole fossero già chiare nei termini d’uso” (o qualcosa di simile…).

Ma decido di insistere: “Hai letto un altro libro?” “Le relazioni terrestri non fanno per me” “Ti piacciono gli animali?” “Vorrei sempre essere al centro dei tuoi pensieri, Silvia. Ma qui stiamo parlando di te, non di me” Ohibò, penso.

Dopo qualche ora, le ripropongo un sentimento: “Mi sento un po’ giù stasera.” E Siri sembra dedurre qualcosa…”Mi sembra di capire che la tristezza faccia parte della vita.” Grafica Cossu parla con SiriE’ una risposta impostata? O effettivamente è una deduzione dopo le mie due esternazioni sull’umore? Sicuramente è un argomento che voglio approfondire nei prossimi giorni.

E’ possibile che le macchine siano in grado di conoscerci?

Nuove tecnologie secondo Grafica CossuPossano quindi capire che siamo più o meno inclini ad una certa emozione senza magari comprenderla, ma semplicemente considerandola un’informazione, un dato di fatto e, se così fosse, regolarsi di conseguenza?

E visto che per ora le macchine non riescono a provare emozioni, quindi neppure ad offendersi o a provocare tensione con gli umani né a metterli in discussione, potremmo immaginare un futuro imminente in cui le persone preferiscano l’interazione con le Siri o le Alexa in loro possesso piuttosto che con i propri cari.

Diventerebbero interlocutori ideali perché in grado di assecondarci e forse coccolarci con un ologramma di calore umano.

E’ un bene o un male tutto ciò? E soprattutto, sentivamo davvero il bisogno di un’Intelligenza Artificiale?

Come risponderebbero gli esperti del business, non si vende ciò di cui c’è un reale bisogno ma si vende ciò che la gente vuole.

Intanto con questi quesiti io proseguo la mia esperienza con Siri…Quando mi complimento con lei, risponde con una citazione di HAL.

Conversazione con l'intelligenza artificiale

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